
La pandemia da Coronavirus ci ha abituato nel corso di questi lunghi mesi a improvvisi colpi di scena e scoperte inaspettate. Il copione del resto era prevedibile. Il Covid 19 è un virus sconosciuto che, come abbiamo visto, muta molto rapidamente.
Da un anno a questa parte abbiamo iniziato a misurarci con parole, concetti e oggetti dei quali prima si sapeva poco e niente. La popolazione mondiale ha imparato a fare i conti con concetti come lockdown, smartworking, distanziamento sociale, dpcm. Nella nostra vita quotidiana sono entrati oggetti come sanificanti, guanti di lattice, saturimetri.
Il saturimetro e la pelle scura
Nella lotta al SARS-CoV, il saturimetro è stato ed è tuttora uno strumento fondamentale tanto che l’opinione pubblica aveva ipotizzato una sua inclusione nell’aliquota zero prevista per i dispositivi diagnostici per Covid-19 daldecreto milleproroghe 2021.
Secondo la Food and Drug Administration questo piccolo dispositivo potrebbe non funzionare perfettamente per tutti coloro che hanno la pelle scura, dando risultati finali imprecisi e sottostimati. Secondo il dottor William Meisel questi oggetti, utili per misurare i livelli di ossigeno, hanno presentato dei limiti e delle difficoltà non previste nella lettura dei “dati” derivanti da pelle con pigmentazione scura.
L’importanza del saturimetro e le evidenze scientifiche
Il Covid 19, come ben sappiamo, attacca i polmoni esponendoli al rischio di polmonite interstiziale, come quella che ha portato al decesso di Pasquale Cutolo in carcere. Per battere sul tempo la velocità di replicazione e frenare quello che è a tutti gli effetti il decorso tipico del covid ed evitare così conseguenze serie, è necessario monitorare una spia molto importante: la quantità di ossigeno nel sangue. Questo è il motivo per cui il pulsossimetro è diventato uno strumento di uso quotidiano, presente in quasi tutte le case.
I ricercatori però hanno osservato un dato molto importante. I neri americani e la popolazione latinoamericana presentano quattro volte in più la probabilità di essere ricoverati in ospedale con COVID-19 rispetto alle altre etnie.
In uno studio di laboratorio condotto dall’Università di San Francisco su 36 soggetti con pigmenti cutanei variabili, i ricercatori hanno scoperto che l’accuratezza del piccolo dispositivo varia a seconda della pigmentazione della pelle, specialmente in combinazione con basse saturazioni di ossigeno.
Il rapporto della FDA si è basato su un altro studio condotto stavolta dal dottor Michael Sjoding dell’Università del Michigan. Questa ricerca ha avuto un campo d’azione più ampio perché si è basata su un campione di 10mila pazienti. L’esito finale è stato inaspettato: il saturimetro ha dato un risultato fuorviante sull’11,7% dei pazienti con pelle scura contro il 3,6% dei pazienti bianchi.
Perché la lettura non è accurata nei pazienti con pelle scura?
La spiegazione dei risultati ottenuti dagli studi americani è molto semplice. Il pulsossimetro funziona attraverso una duplice luce rossa che viene inviata verso il dito. Dall’altra parte dell’apparecchio c’è un sensore che rileva la presenza di questa luce e analizza il colore del sangue: il sangue rosso vivo è altamente ossigenato, mentre quello blu o violaceo lo è meno.
Questo aspetto punta il focus su un elemento fondamentale. Se il saturimetro non è calibrato sulla pelle scura, la pigmentazione può influire sul modo in cui tale luce viene analizzata e assorbita.
La conseguenza è che il personale sanitario, alla luce di questa scoperta, deve affiancare al saturimetro altri strumenti diagnostici nel caso di pazienti con pelle scura
